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ESERCIZI
Esercizio 1 Nel seguente brano sono presenti alcuni composti. Individuali,
notando a parte le formazioni create dall'autore stesso con intento ironico.
Vicedirigere è un nuovo verbo coniato nei palazzi radiotelevisivi di via
Teulada, via Asiago e viale Mazzini
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, e viene usato da centinaia di impiegati alla
notizia e allo spettacolo. Vicedirigere vuol dire avere un ufficio con le pareti
foderate di carta e la mezza moquette sul pavimento, il mazzo di fiori finti sopra
il televisore collegato in bassa frequenza, intrattenersi a colloquio intimo col
collega e con l’aria assorta di chi continua sempre a lavorare anche nei momenti
(e sono tanti) in cui non fa niente. Vuol dire firmare, approvare, mettere segni
blu e rossi su programmi, copioni, organigrammi, senza però avere mai la
responsabilità di quelle firme e di quelle approvazioni o di questi segni rossi e
blu. Il vice, è vero, si comporta come il direttore, fuma la pipa, telefona, chiama
subalterni nel suo ufficio, detta alla segretaria lettere che non vengono mai
spedite, ma, in realtà, non può decidere niente. Nemmeno il direttore può mai
decidere se non ha deciso prima il direttore generale, ma il vice non decide
nemmeno se può andare al cesso, senza prima aver ottenuto l’approvazione del
suo direttore superiore. [...]
Dell'esercito dei vice fanno parte funzionari col cervello sottovuoto spinto,
capirubrica senza storia, vicedirettori generali, vicecondirettori,
vicecaposervizio, vicetutto con la testa dentro il cellofan, e funzionari che
invece il cervello lo fanno funzionare, caricandolo a molla come le sveglie, nel
momento in cui bisogna essere furbi. Infatti quest'ultimi sono chiamati i furbi
d'alta acrobazia. Un vice che si rispetti è sempre soprattutto astuto. Anche lui ha
quarant'anni, l’età del furbo. E furbo è diventato quando è entrato in mezzo ai
furbi della RAI col lasciapassare della Democrazia cristiana o dei socialisti, o
col concorso. Qualunque possa essere la base di passaggio, la recluta, quando è
riuscita a mettere piede dietro una piccola scrivania dell'azienda, come prima
cosa deve guardare quello che fanno gli altri: durante il giorno non lavorare, dire
sempre di sì, fumare la pipa; alla sera, in trattoria, contestare, parlare della pace,
soprattutto criticare, ma con diplomazia, il suo capufficio e i dirigenti.
Chi entra con la politica non ha più la preoccupazione di iscriversi ad un
partito governativo. Chi entra invece col concorso o con la paterna spinta del
cardinale o della moglie del grosso tecnocrate, annusa l’aria che si respira nei
corridoi di palazzo, e, al momento buono, s'iscrive ad uno dei due partiti,
secondo il consiglio amichevole del suo diretto superiore. E accaduto a quasi
tutti i funzionari che oggi occupano le scrivanie di comando e sottocomando. Il
funzionario, se è molto furbo, può anche non iscriversi al partito, così gli altri
non dicono che anche in quel giorno la RAI ha assunto tre nuovi funzionari:
uno democristiano, uno socialista e uno bravo.
(S. Saviane, Dietro il video. I mezzibusti, A. Mondadori)
1. via Teulada, via Asiago e viale Mazzini: vie di Roma in cui hanno sede
gli uffici della RAI.
31 ESERCIZI Esercizio 1 Nel seguente brano sono presenti alcuni composti. Individuali, notando a parte le formazioni create dall'autore stesso con intento ironico. Vicedirigere è un nuovo verbo coniato nei palazzi radiotelevisivi di via 1 Teulada, via Asiago e viale Mazzini , e viene usato da centinaia di impiegati alla notizia e allo spettacolo. Vicedirigere vuol dire avere un ufficio con le pareti foderate di carta e la mezza moquette sul pavimento, il mazzo di fiori finti sopra il televisore collegato in bassa frequenza, intrattenersi a colloquio intimo col collega e con l’aria assorta di chi continua sempre a lavorare anche nei momenti (e sono tanti) in cui non fa niente. Vuol dire firmare, approvare, mettere segni blu e rossi su programmi, copioni, organigrammi, senza però avere mai la responsabilità di quelle firme e di quelle approvazioni o di questi segni rossi e blu. Il vice, è vero, si comporta come il direttore, fuma la pipa, telefona, chiama subalterni nel suo ufficio, detta alla segretaria lettere che non vengono mai spedite, ma, in realtà , non può decidere niente. Nemmeno il direttore può mai decidere se non ha deciso prima il direttore generale, ma il vice non decide nemmeno se può andare al cesso, senza prima aver ottenuto l’approvazione del suo direttore superiore. [...] Dell'esercito dei vice fanno parte funzionari col cervello sottovuoto spinto, capirubrica senza storia, vicedirettori generali, vicecondirettori, vicecaposervizio, vicetutto con la testa dentro il cellofan, e funzionari che invece il cervello lo fanno funzionare, caricandolo a molla come le sveglie, nel momento in cui bisogna essere furbi. Infatti quest'ultimi sono chiamati i furbi d'alta acrobazia. Un vice che si rispetti è sempre soprattutto astuto. Anche lui ha quarant'anni, l’età del furbo. E furbo è diventato quando è entrato in mezzo ai furbi della RAI col lasciapassare della Democrazia cristiana o dei socialisti, o col concorso. Qualunque possa essere la base di passaggio, la recluta, quando è riuscita a mettere piede dietro una piccola scrivania dell'azienda, come prima cosa deve guardare quello che fanno gli altri: durante il giorno non lavorare, dire sempre di sì, fumare la pipa; alla sera, in trattoria, contestare, parlare della pace, soprattutto criticare, ma con diplomazia, il suo capufficio e i dirigenti. Chi entra con la politica non ha più la preoccupazione di iscriversi ad un partito governativo. Chi entra invece col concorso o con la paterna spinta del cardinale o della moglie del grosso tecnocrate, annusa l’aria che si respira nei corridoi di palazzo, e, al momento buono, s'iscrive ad uno dei due partiti, secondo il consiglio amichevole del suo diretto superiore. E accaduto a quasi tutti i funzionari che oggi occupano le scrivanie di comando e sottocomando. Il funzionario, se è molto furbo, può anche non iscriversi al partito, cosìgli altri non dicono che anche in quel giorno la RAI ha assunto tre nuovi funzionari: uno democristiano, uno socialista e uno bravo. (S. Saviane, Dietro il video. I mezzibusti, A. Mondadori) 1. via Teulada, via Asiago e viale Mazzini: vie di Roma in cui hanno sede gli uffici della RAI.
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